domenica 11 dicembre 2011



LEGGENDE


GOLA DELL'INFERNACCIO

La forra si è originata da fenomeni erosivi e dal crollo di un antico sistema di caverne carsiche. E’ scavata nel Calcare Massiccio, Corniola, Calcare a Saccocoma ed Aptici e Maiolica.Lungo i versanti si susseguono ripari, caverne,rocce a picco.Zone boschive dove si possono trovare il faggio,il sorbo montano, l'agrifoglio ed il tasso. All'interno della gola, dove l'ambiente e' umido, si trovano le felci di lingua cervina. Superata la gola si arriva in una grande faggeta: Il bosco di San Leonardo.




IL LAGO DI PILATO

 Il Lago di Pilato si trova a 1941 metri slm in una conca modellata dal ghiaccio ed assume forma e dimensioni variabili a seconda della quantità d’acqua dovuta alle precipitazioni ed al disgelo. Spesso nei periodi di secca appare diviso in due bacini, è circondato quasi esclusivamente da rocce e ghiaioni. Nelle sue acque nuota un piccolo crostaceo, il chirocefalo del Marchesoni, che ha la caratteristica di nuotare a pancia in su; il lago di Pilato rappresenta per questo crostaceo, l’ultimo habitat rifugio, che ha assicurato, per le particolari caratteristiche orografiche e climatiche del luogo, le necessarie condizioni ambientali per la sopravvivenza della specie.

Viene considerato il lago della vita-morte, ovvero il lago dove presumibilmente la Sibilla sciamana andava ad attingersi e rifugiarsi. Fra gli anziani della zona è ancora diffusa la credenza che venti e tempeste siano scatenati dalle streghe giunte al lago per i loro rituali. Il lago in questione ricorda la forma biforcuta di uno zoccolo caprino, e si trova in una depressione sotto il "Pizzo del diavolo"; si narra che su una roccia a lato della riva, ci siano delle incisioni che rappresentano rispettivamente le firme di Pilato, il conte di Cagliostro e Lucifero





MONTE SIBILLA

L'Appennino Centrale dei Monti Sibillini prende il suo nome dal nome del Monte Sibilla. La cima è circondata da rocce che si elevano formando una sorta di muro di cinta. Il rilievo montuoso deve la sua ombra di mistero alla leggenda della Sibilla, figura mitologica che abitava la grotta omonima, un antro che si apre in un varco roccioso vicino alla cima posta a 2173 m slm.

Secondo tradizioni locali, la Sibilla è una Fata benefica, le cui ancelle scendono a volte nei paeselli vicini ed insegnano alle fanciulle tutti i più bei segreti della filatura della tessitura e della magia, ed a volte si trattengono a danzare con i giovani. Ma alla mezzanotte devono rientrare nelle loro sedi. I documenti più antichi che parlano della leggenda, risalenti al 300/400, descrivono la Sibilla centroitalica come la Fata Regina di un paradiso delle delizie, dove chi vi capitava non invecchiava, né provava dolore, apprendeva rapidamente tutte le lingue del mondo e aveva cibo, ricchezze, vestiti e piaceri a volontà. C'è tuttavia un aspetto inquietante con cui il pellegrino doveva fare i conti: gli abitanti di questo regno, maschie femmine, Regina compresa, una volta la settimana si tramutavano in rettili.

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